martedì 11 novembre 2008
domenica 9 novembre 2008
Perchè un Blog sugli Anfibi?
Questi infatti sono fondamentali nel complesso ecosistema naturale, e la loro presenza in un determinato territorio indica il buono stato di conservazione dell’ambiente stesso.
Gli anfibi hanno un ruolo significativo nel corretto svolgimento delle reti trofiche e rappresentano ad ogni stadio della propria vita, un importante anello della catena alimentare.
Pertanto, se dovessero sparire gli anfibi, gradualmente si estinguerebbero i rettili, gli uccelli e i mammiferi!
Importantissimo è il loro contributo nel controllo delle popolazioni di invertebrati.
Degno di nota è il loro impatto sulle zanzare: nel combattere questi insetti, gli anfibi si rivelano quasi “organizzati”: ad esempio la raganella, grazie alla sua agilità, cattura le zanzare adulte al volo, mentre le larve dei tritoni si cibano delle zanzare in fase larvale (ovvero nella fase acquatica del loro ciclo biologico).
Va inoltre ricordato che molti anfibi, e in particolare i rospi, sono definiti “amici del giardiniere” in quanto grandi mangiatori di lumache e insetti dannosi alle colture.
Nonostante queste caratteristiche positive, gli anfibi non godono della giusta considerazione e spesso vengono addirittura perseguitati!Questa situazione va imputata al fatto che da sempre questi animali sono stati circondati da un alone di mistero e così attorno a loro sono nate molte leggende, alcune delle quali li descrivono come esseri demoniaci dotati di veleni letali!
Purtroppo negli ultimi anni l’uomo ha influito pesantemente sulla sopravvivenza degli anfibi, distruggendone o alterandone l’habitat, e in particolare i siti riproduttivi.
Basti pensare all’espansione edilizia realizzata in zone di elevato interesse naturalistico e teoricamente protette da opportune leggi, oppure alle strade sulle quali ogni anno vengono investiti milioni di animali: nel caso degli anfibi il picco massimo si raggiunge quando questi abbandona i luoghi di svernamento per raggiungere i siti riproduttivi (laghi, stagni, torrenti, ecc.).
La cosa sarebbe evitabile se sulle strade vicine a tali zone, venissero apportate specifiche modifiche, come barriere anti-attraversamento che convoglino gli animali in appositi sottopassaggi.
Riguardo l’alterazione dei siti riproduttivi, in genere questa si ha a causa dell’inquinamento (ad es. gli scarichi nei fiumi), oppure per colpa dell’introduzione di specie alloctone, ovvero provenienti da altri paesi, da altri ecosistemi.
I casi più noti sono le specie ittiche (salmonidi nord-europei, carpe, pesci rossi, gambusie, ecc.) e il gambero rosso della Louisiana, meglio noto come gambero killer.
Gli anfibi subiscono inoltre l'effetto dei cambiamenti climatici e negli ultimi 30 anni si è estinto un terzo di tutte le specie di anfibi. Questa estinzione di massa è da attribuire ad un fungo parassita: il Batrachochytrium dendrobatidis, che tutt'ora continua incessantemente a mietere vittime.....
Rana appenninica
Rana agile
Foto femmina©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)
Rospo comune
Nome scientifico: Bufo bufo
Sistematica:
Ordine: Anura
Famiglia: Bufonidae
Genere: Bufo
Specie: bufo
Distribuzione:
Identificazione:
Il rospo comune è l’anfibio anuro che raggiunge le maggiori dimensioni tra quelli presenti in Europa. Le femmine adulte infatti, possono occasionalmente raggiungere e superare i 20 cm di lunghezza, soprattutto nel Sud dell’areale. La specie presenta una corporatura molto massiccia: il capo é tondeggiante e gli occhi con iride color rossiccio/ramata e pupilla orizzontale. Subito dietro di essi sono presenti ai due lati del capo due grosse ghiandole parotoidi piuttosto oblique e ben in rilievo. Queste sono il centro principale di secrezione del mix di sostanze tossiche ed irritanti per le mucose dei mammiferi che sono utilizzate come difesa. Al contrario di quanto spesso le leggende ed i detti popolari raccontano, l’urina di rospo che spesso è emessa dall’animale per alleggerirsi e fuggire via più rapidamente è del tutto innocua. Le sostanze tossiche prodotte invece dalle ghiandole parotoidi sono irritanti solo se vengono a contatto con la mucosa gastro-intestinale o gli occhi e comunque l’animale non è in gradi si “spruzzarle” a distanza ma solo di secernerle sulla pelle. I timpani sono visibili e generalmente con un diametro inferiore a quello degli occhi. Molte verruche sono sparse su tutto il corpo e molte di esse hanno una componente cornea, gli individui hanno la pelle molto asciutta e decisamente ispessita, le zampe posteriori sono piuttosto lunghe e presentano durante il periodo non riproduttivo una esigua membrana che unisce le dita dei piedi.
Il colore del dorso è piuttosto uniforme: varie tonalità del marrone, beige, rossiccio, occasionalmente verde scuro o grigio, sono comunque molto frequenti marmorizzature più chiare. Il ventre è sempre grigio chiaro uniforme. I neo-metamorfosati, alcuni mesi dopo aver abbandonato l’acqua e con una lunghezza di 2 – 3 cm appaiono decisamente rossicci.
Il dimorfismo sessuale è relativamente accentuato in particolar modo nel periodo riproduttivo. I maschi si presentano raramente più lunghi di 10 – 12 cm, generalmente meno, e presentano le zampe anteriori ingrossate, spesso descritte come muscolose, le prime tre dita sempre delle zampe anteriori mostrano la presenza di calli nuziali che appaiono come ispessimenti neri presenti nella parte superiore delle dita stesse. Quelli sulle prime due dita sono presenti tutto l’anno, il callo nuziale sul terzo dito compare generalmente durante il periodo riproduttivo. Come nella maggior parte dei maschi degli anuri, sono dei caratteri sessuali secondari, ed aiutano il maschio a tenere salda la presa con il corpo della femmina durante l’accoppiamento. Il capo dei maschi si presenta maggiormente appuntito di quello delle femmine, che appare più tondeggiante, così come la corporatura è decisamente più slanciata nei maschi mentre le femmine appaiono maggiormente grosse e “panciute”. Le zampe posteriori nei maschi, soprattutto durante il periodo riproduttivo, presentano una palmatura ampia.
Habitat:
Biologia:
Di giorno la specie si rifugia in anfratti del terreno, sotto la lettiera di foglie o sotto tronchi morti, nel medesimo rifugio che può utilizzare per periodi piuttosto lunghi. A seconda della zona climatica frequentata può verificarsi un vero e proprio letargo invernale che gli animali trascorrono infossati nel terreno, viceversa in climi mediterranei spesso non si verifica un periodo di diapausa invernale bensì uno di estivazione al culmine della stagione secca.
L’attività di predazione è orientata verso invertebrati che vivono al livello del terreno e le dimensioni e le specie variano a seconda delle dimensioni dell’animale, il metodo di caccia è descritto come “sit and wait” dal momento che l’animale rimane immobile e aspetta che la preda arrivi abbastanza vicino da essere catturata con l’ausilio della lingua. Lombrichi, molluschi, insetti ed altri artropodi fanno parte della dieta tipo. Individui particolarmente grandi possono predare anche piccoli vertebrati come rettili ed altri anfibi, nonché piccoli micromammiferi.
Riproduzione: Il rospo comune si riproduce una volta l’anno. Gli individui, al di fuori della stagione riproduttiva, possono trovarsi anche a diversi chilometri dall’ambiente acquatico utilizzato per la deposizione delle uova. Prima dell’arrivo in acqua si possono perciò verificare delle vere e proprie migrazioni collettive di tutti gli individui della popolazione verso il corpo d’acqua, queste migrazioni spesso iniziano nel periodo autunnale, s’interrompono durante l’inverno e riprendono a primavera. La fregola e la deposizione delle uova, così come nelle altre specie di anfibi, è strettamente regolata dalle condizioni climatiche. A seconda dell’ambiente frequentato dalla popolazione gli accoppiamenti possono avvenire da Gennaio a Giugno, tipicamente a Marzo-Aprile. Occasionalmente sono state osservate riproduzioni autunnali.
I corpi d’acqua utilizzati dal rospo comune sono i più svariati: anse a corrente lenta di ruscelli, torrenti e fiumi sono frequentemente utilizzati così come le sponde di stagni e laghi. Spesso utilizzano anche raccolte d’acqua di origine artificiale. In generale la specie depone in habitat riproduttivi maturi e spesso con presenza di pesci. Frequentemente è stato descritto il fenomeno dell’homing riproduttivo per cui gli individui tendono a tornare per riprodursi nel sito acquatico che li ha visti nascere. Questa caratteristica è vera, ma non va dimenticato che il rospo comune rimane comunque un buon colonizzatore ed è in grado perciò di utilizzare anche siti di nuova formazione.
Il periodo riproduttivo ed in genere gli accoppiamenti, sono un periodo molto stressante per questa specie, la sex ratio nel rospo comune è molto sbilanciata verso i maschi e generalmente questi superano di molto il numero delle femmine tanto che una media di tre maschi ogni femmina è la normalità. Questa situazione fa si che le femmine arrivino al sito riproduttivo molto spesso già accoppiate con un maschio e ce ne siano altri ad aspettarle in acqua. Osservare “grappoli” di rospi comuni in acqua è tutt’altro che raro, la femmina spesso è circondata e “abbracciata” da quattro – cinque, se non di più, esemplari dell’altro sesso e spesso si è osservato che le femmine possono morire soffocate per questo. Abbastanza comune è anche che i maschi scambino oggetti inanimati o spesso Rane temporarie per femmine di rospo. Di norma comunque i maschi giungono nel sito riproduttivo in anticipo rispetto alle femmine e cominciano a richiamarle in coro. Dal momento che non possiedono un sacco vocale esterno il richiamo è piuttosto flebile ma molto caratteristico, spesso è stato descritto come un “quarch-quarch-quarch” con 2 – 3 sillabe al secondo. Il vero e proprio richiamo nuziale emesso dal maschio durante l’accoppiamento invece è molto più raro da udire. La deposizione delle uova vera e propria può durare alcune ore e si conclude con il rilascio tra la vegetazione acquatica o intorno a qualunque oggetto presente in acqua di un cordone gelatinoso di tre – quattro metri contenente un numero variabile di uova, fino a circa 10.000 a seconda dell’età della femmina, le femmine più anziane tendono a deporre un maggior numero di uova. La schiusa, a seconda delle temperature, avviene circa due settimane dopo e le larve metamorfosano dopo circa tre - quattro mesi.
Le larve sono di facile identificazione: il colore è uniformemente nero o marrone molto scuro e la lunghezza al momento della formazione delle zampe posteriori raggiunge massimo i 3 cm, tanto che al momento della metamorfosi il rospo comune è lungo solo 1 – 1,5 cm.
I girini sono spesso preda di tritoni ed invertebrati acquatici, sembrano invece essere disdegnati dai pesci probabilmente a causa del loro sapore sgradevole. Gli adulti sono invece abitualmente predati dai serpenti del genere Natrix che sono immuni alle secrezioni velenose che producono. Molti uccelli rapaci diurni e notturni e i corvidi si nutrono dei rospi adulti e non essendo immuni alle secrezioni tossiche spellano gli animali con il becco mangiando i tessuti interni che sono del tutto privi di veleno. Anche molti mammiferi come volpi e i piccoli mustelidi possono occasionalmente uccidere gli esemplari adulti senza però potersene cibare.
Etologia: se disturbato il rospo comune gonfia d’aria i polmoni per sembrare più grande e scoraggiare i predatori, può anche assumere una posa caratteristica gonfiandosi e mettendosi sulle punte delle zampe sempre per scoraggiare il possibile predatore.
Conservazione: Il rospo comune è molto probabilmente l’anfibio italiano più comune. A causa della sua estrema adattabilità e vagilità non c’è un luogo nel Paese dove non si potrebbe teoricamente incontrare un individuo erratico. Ciò nonostante, come per tutte le specie di anfibi del nostro Paese si è osservata negli ultimi decenni una sensibile riduzione delle popolazioni, le cause molto probabilmente sono da imputare a:
-degrado degli ambienti acquatici utilizzati per la riproduzione
-frammentazione degli habitat
Ululone appenninico
Bombina pachypus
sabato 8 novembre 2008
Geotritoni della Sardegna
Tritone crestato italiano
Nome scientifico: Triturus carnifex
Fino a poco tempo fa le popolazioni della penisola balcanica (distribuite in Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Albania, Macedonia e Grecia) erano considerate come sottospecie di Triturus carnifex. Maggiori studi sulla genetica e la morfologia di queste popolazioni ne hanno permesso l'elevazione a rango di specie: Triturus macedonicus.
In seguito ad introduzioni antropiche, popolazioni di Triturus carnifex sono oggi note in Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Olanda e sull'isola São Miguel (Azzorre).
Neotenico: la neotenia, ovvero il raggiungimento della maturità sessuale nonostante non sia avvenuta la metamorfosi, è un fenomeno abbastanza raro nel tritone crestato. Gli individui neotenici sono dotati di ciuffi branchiali ai lati del capo, hanno dimensioni analoghe agli adulti metamorfosati ma una colorazione più sbiadita: le regioni ventrali presentano una colorazione giallo-aranciata non uniforme, ma generalmente suddivisa in più macchie; la punteggiatura scura è praticamente assente. Le regioni dorsali hanno tonalità grigio-giallastre ma talvolta compaiono esemplari con colorazioni rossastre o grigio brillante. La cresta dorsale e caudale, tipica dello stadio larvale, si riduce ma non scompare. La distinzione fra i due sessi è difficile, in quanto i caratteri sessuali secondari non sono molto evidenti: la cresta dorsale ha margine continuo ed è poco rilevata, la fascia bianca sulla coda è leggermente accennata.
Neometamorfosato: le dimensioni al momento della metamorfosi variano in relazione a vari fattori legati principalmente alle caratteristiche del sito riproduttivo (essiccamento della pozza, casi di larve svernanti, ecc.), solitamente variano intorno ai 6- 9 cm. La colorazione, sia dorsale che ventrale, è simile a quella dell'adulto ed è evidente la stria longitudinale gialla.
Larva: al momento della schiusa è lunga 9-10 mm. A completo sviluppo essa si presenta con parti superiori grigiastre, cresta dorsale che percorre interamente il dorso e si continua con la cresta caudale senza interruzioni. La larva del tritone crestato è caratterizzata da arti lunghi ed esili con dita sottili. Man mano che si procede con lo sviluppo i colori si intensificano, il dorso assume toni scuri e il ventre si tinge di giallo. Dal momento della schiusa fino alla metamorfosi, ai lati del capo sono presenti dei vistosi ciuffi branchiali, in numero di 3 per lato.
Rispetto al passato, il tritone crestato sembra in costante rarefazione un po' in tutto il suo areale. Cause principali di minaccia sono la progressiva distruzione e alterazione dei corpi idrici utilizzati per la riproduzione (in particolare nelle aree periurbane e industrializzate), l'immissione di pesci e il prelievo idrico dai piccoli corpi d'acqua. Attualmente un grande fattore di minaccia è però l’incontrollata espansione del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii). Il ripristino e la creazione ex-novo di ambienti idonei al ciclo vitale della specie sembrano le soluzioni più efficace per la sua conservazione.
Triturus carnifex è inserito nell'Allegato II della Convenzione di Berna, negli Allegati B e D della Direttiva Habitat e in svariate leggi regionali.
Testo ©Giacomo Bruni
Foto adulti ©Riccardo Banchi (http://www.infol.it/microcosmo/index.htm)
Foto larva ©Paolo Mazzei (http://www.herp.it/)
Tritone alpestre
Tritone punteggiato
Salamandrina dagli occhiali
Famiglia: Salamandridae
Genere: Salamandrina
La lunghezza totale varia dai 7 agli 11 cm (dimensione massima raggiunta dalle femmine) e circa 1/3 di questa è costituito dalla coda.
Patter ventrale con prevalenza di rosso
Pattern ventrale con prevalenza di bianco
Individuo con "occhiali estesi" e macchie bianche dorsali
Caratteristica peculiare del genere Salamandrina, è la presenza di 4 dita sia nella mano che nel piede (gli altri salamandridi hanno il piede provvisto di 5 dita).
Dimorfismo sessuale poco evidente: nei maschi la cloaca risulta più rilevata e le femmine hanno in media dimensioni corporee maggiori.
Neometamorfosato: le parti dorsali sono brune e il ventre è biancastro con accenni di punteggiatura nera. Le aree rosse sono sostituite da una colorazione rosata. La colorazione definitiva è raggiunta intorno all'anno di età.
Giovane esemplare di Salamandrina perspicillata
Larva: colorazione chiara con fine punteggiatura scura. I ciuffi branchiali non sono molto sviluppati e sia mano che piede sono provvisti di 4 dita a sviluppo completo degli arti.
Uovo: diametro delle uova da 1,5 a circa 4 mm. Sono protette da un involucro gelatinoso, il quale aderendo agli involucri delle altre uova, oltreché ai vari substrati, forma dei veri e propri ammassi.
Habitat:
Diffusa da pochi metri sopra il livello del mare fino a 1900 m s.l.m., la salamandrina dagli occhiali si rinviene perlopiù in aree boscate prossime a corpi d'acqua idonei alla riproduzione.
Biologia:
Anfibio di costumi spiccatamente terricoli (solo la femmina si reca in acqua per deporre le uova), è attivo da metà settembre a metà giugno, con notevoli variazioni a seconda dell'altitudine della latitudine del sito. Solitamente si registrano una fase di latenza invernale ed una estiva, con gli animali che si rifugiano più o meno in profondità negli interstizi del terreno. L'attività maggiore si registra nelle ore notturne, ma è possibile osservarle nelle ore di luce con condizioni di elevata umidità o, più facilmente, durante l'ovideposizione. La dieta è costituita da vari artropodi terrestri (in prevalenza aracnidi, emitteri, ortotteri e coleotteri), che cattura estroflettendo rapidamente la lingua (http://www.autodax.net/Salammovie.html). Le larve si nutrono di piccoli invertebrati acquatici. I principali predatori sono i serpenti del genere Natrix, gli ardeindi e i corvidi, il rospo comune, crostacei acqutici (Austropotamobius pallipes e Potamon fluviatile) e i pesci salmonidi. Le uova vengono inoltre predate da larve acquatiche di tricotteri.
Riproduzione:
L'accoppiamento avviene a terra ed è preceduta da un complesso corteggiamento. Le femmine hanno la capacità di conservare gli spermi in una spermateca (spermstorage). Le uova sono deposte tipicamente in torrenti e ruscelli con corrente moderata, in bacini artificiali (fontanili e abbeveratoi) e, più raramente, in pozze temporanee. Le femmine si recano in acqua in primavera e vi permangono esclusivamente per il tempo necessario alla deposizione. Ogni femmina depone dalle 30 alle 60 uova, esse vengono adese singolarmente a vari corpi sommersi (rami, pietre e foglie). Come descritto in precedenza, si formano spesso dei gruppi di uova appartenenti a più femmine diverse.
Salamandrina perspicillta, deposizione delle uova
Etologia:
Se disturbata, la salamandrina dagli occhiali può ricorrere a 2 strategie difensive:
- la tanatosi, quando l'animale si immobilizza fingendosi morto;
-l'unkenreflex, ovvero l'esibizione della vivace colorazione delle regioni ventrali tramite l'inarcamento del tronco, della coda e il sollevamento da terra degli arti.
Salamandrina in unkenreflex
Sono state osservate interazioni aggressive (morsi e ondulazioni veloci della coda) fra presunti maschi, riconducibili a comportamenti territoriali.
Conservazione:
Il genere Salamandrina è protetto, in quanto inserito nell'Allegato II della Convenzione di Berna (1979), negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), ed è inoltre tutelato ai sensi delle varie leggi regionali.
Le principali minacce per la specie sono legate alle alterazioni dei siti di deposizione, ad opera dell'uomo:Immissione di specie ittiche (in particolare Salmo trutta), inquinamento delle acque e captazioni idriche.
Date le abitudini prettamente terresti, particolare tutela meritano le aree circostanti i siti riproduttivi (vero particolarmente per i boschi decidui).
Foto ©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)
Testo, Foto e Video ©Giacomo Bruni
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Salamandra di Lanza
Ordine: Caudata
Famiglia: Salamandridae
Specie: lanzai
Distribuzione:
In Italia è distribuita sulle Alpi Cozie e in alcune valli del Piemonte. In Francia si trova sulle Hautes-Alps.
Adulto: Lunghezza totale da 15 a 19 cm, corpo longilineo con colorazione uniforme nero lucido. Aree ventrali generalmente grigio-scuro. Dorso solitamente provvisto di un evidente solco mediano, ma privo di ghiandole paravertebrali. Queste sono invece abbondanti lungo tutta la coda, la cui punta è nettamente arrotondata. Arti relativamente lunghi con dita semipalmate.
Dimorfismo sessuale con maschio provvisto di cloaca rigonfia, mentre nella femmina e negli individui non sessualmente maturi si presenta piatta.
Neonato: Simile all'adulto in miniatura ma dalla colorazione più diafana e coda depressa lateralmente. Alla nascita la lunghezza totale si aggira sui 40-60 mm e sono talvolta visibili i residui branchiali.
Specie simili:
-Salamandra pezzata (Salamandra salamandra) si distingue per la maculatura giallo-vivo/aranciata. Gli individui completamente neri di salamandra pezzata sono rarissimi. Le ghiandole paravertebrali sono presenti nella regione dorsale.
Nonostante la somiglianza con Salamandra atra, soprattutto dal punto di vista cromatico e biologico, da recenti analisi genetiche è stato evidenziato come Salamandra lanzai sia una specie più primitiva e che i caratteri comuni siano da attribuirsi a fenomeni di convergenza evolutiva.
Biologia:
Riproduzione: La maturità sessuale viene raggiunta al 4°-7° anno di età. Durante il periodo di attività, i maschi sono molto aggressivi e si dimostrano assai territoriali, cimentandosi in lotte rituali con maschi rivali. L'accoppiamento non è mai stato osservato, ma si presume che avvenga con modalità simili a quelle riscontrate nelle specie congeneri. La durata della gestazione dura in media 3 anni e le larve si sviluppano all'interno del corpo materno. La femmina partorisce a terra da 1 a 6 piccoli, perfettamente in grado di condurre vita autonoma.
Conservazione: