martedì 11 novembre 2008

BLOG IN COSTRUZIONE


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domenica 9 novembre 2008

Perchè un Blog sugli Anfibi?


Gli anfibi sono animali tanto importanti quanto delicati.
Questi infatti sono fondamentali nel complesso ecosistema naturale, e la loro presenza in un determinato territorio indica il buono stato di conservazione dell’ambiente stesso.
Gli anfibi hanno un ruolo significativo nel corretto svolgimento delle reti trofiche e rappresentano ad ogni stadio della propria vita, un importante anello della catena alimentare.
Pertanto, se dovessero sparire gli anfibi, gradualmente si estinguerebbero i rettili, gli uccelli e i mammiferi!
Importantissimo è il loro contributo nel controllo delle popolazioni di invertebrati.
Degno di nota è il loro impatto sulle zanzare: nel combattere questi insetti, gli anfibi si rivelano quasi “organizzati”: ad esempio la raganella, grazie alla sua agilità, cattura le zanzare adulte al volo, mentre le larve dei tritoni si cibano delle zanzare in fase larvale (ovvero nella fase acquatica del loro ciclo biologico).
Va inoltre ricordato che molti anfibi, e in particolare i rospi, sono definiti “amici del giardiniere” in quanto grandi mangiatori di lumache e insetti dannosi alle colture.

Nonostante queste caratteristiche positive, gli anfibi non godono della giusta considerazione e spesso vengono addirittura perseguitati!Questa situazione va imputata al fatto che da sempre questi animali sono stati circondati da un alone di mistero e così attorno a loro sono nate molte leggende, alcune delle quali li descrivono come esseri demoniaci dotati di veleni letali!

Purtroppo negli ultimi anni l’uomo ha influito pesantemente sulla sopravvivenza degli anfibi, distruggendone o alterandone l’habitat, e in particolare i siti riproduttivi.
Basti pensare all’espansione edilizia realizzata in zone di elevato interesse naturalistico e teoricamente protette da opportune leggi, oppure alle strade sulle quali ogni anno vengono investiti milioni di animali: nel caso degli anfibi il picco massimo si raggiunge quando questi abbandona i luoghi di svernamento per raggiungere i siti riproduttivi (laghi, stagni, torrenti, ecc.).
La cosa sarebbe evitabile se sulle strade vicine a tali zone, venissero apportate specifiche modifiche, come barriere anti-attraversamento che convoglino gli animali in appositi sottopassaggi.
Riguardo l’alterazione dei siti riproduttivi, in genere questa si ha a causa dell’inquinamento (ad es. gli scarichi nei fiumi), oppure per colpa dell’introduzione di specie alloctone, ovvero provenienti da altri paesi, da altri ecosistemi.
I casi più noti sono le specie ittiche (salmonidi nord-europei, carpe, pesci rossi, gambusie, ecc.) e il gambero rosso della Louisiana, meglio noto come gambero killer.
Gli anfibi subiscono inoltre l'effetto dei cambiamenti climatici e negli ultimi 30 anni si è estinto un terzo di tutte le specie di anfibi. Questa estinzione di massa è da attribuire ad un fungo parassita: il Batrachochytrium dendrobatidis, che tutt'ora continua incessantemente a mietere vittime.....

Rana temporaria

Rana temporaria

Rana di Lataste


Rana latastei

Rana appenninica








Rana italica









Foto maschio e ovature ©Leonardo Ancillotto
Foto ambientata ©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)

Rana agile






Rana dalmatina

Foto femmina©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)
Foto maschio ©Giacomo Bruni
Foto ovatura ©Paolo Mazzei (http://www.herp.it/)

Rane verdi


Pelophylax sp.


Foto ©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)

Pelodite punteggiato

Pelodytes punctatus

Pelobate fosco

Pelobates fuscus

Raganella tirrenica





Hyla sarda
Foto ©Marco Murru

Raganella mediterranea

Hyla meridionalis

Raganella italiana






Hyla intermedia









Foto ©Giacomo Bruni

Raganella europea




Hyla arborea


Foto ©Giacomo Bruni

Discoglosso sardo




Discoglossus sardus


Foto ©Giacomo Bruni

Discoglosso dipinto

Discoglossus pictus

Rospo smeraldino






Rospo smeraldino, maschio in canto

Bufo viridis










Foto ©Giacomo Bruni



Rospo comune

Maschio di rospo comune



Nome scientifico: Bufo bufo

Sistematica:
Ordine: Anura
Famiglia: Bufonidae
Genere: Bufo
Specie: bufo

Distribuzione:
Il rospo comune è presente in tutta Europa, a Nord è presente in tutta la Gran Bretagna e in Scandinavia, a Sud arriva fino al Nord Africa, verso Est si spinge in buona parte dell’Eurasia arrivando fin quasi alla Cina, verso Ovest fino alla penisola Iberica. In Italia è presente in tutte le regioni esclusa la Sardegna, dove comunque sono stati rinvenuti dei resti fossili.

Identificazione:
Il rospo comune è l’anfibio anuro che raggiunge le maggiori dimensioni tra quelli presenti in Europa. Le femmine adulte infatti, possono occasionalmente raggiungere e superare i 20 cm di lunghezza, soprattutto nel Sud dell’areale. La specie presenta una corporatura molto massiccia: il capo é tondeggiante e gli occhi con iride color rossiccio/ramata e pupilla orizzontale. Subito dietro di essi sono presenti ai due lati del capo due grosse ghiandole parotoidi piuttosto oblique e ben in rilievo. Queste sono il centro principale di secrezione del mix di sostanze tossiche ed irritanti per le mucose dei mammiferi che sono utilizzate come difesa. Al contrario di quanto spesso le leggende ed i detti popolari raccontano, l’urina di rospo che spesso è emessa dall’animale per alleggerirsi e fuggire via più rapidamente è del tutto innocua. Le sostanze tossiche prodotte invece dalle ghiandole parotoidi sono irritanti solo se vengono a contatto con la mucosa gastro-intestinale o gli occhi e comunque l’animale non è in gradi si “spruzzarle” a distanza ma solo di secernerle sulla pelle. I timpani sono visibili e generalmente con un diametro inferiore a quello degli occhi. Molte verruche sono sparse su tutto il corpo e molte di esse hanno una componente cornea, gli individui hanno la pelle molto asciutta e decisamente ispessita, le zampe posteriori sono piuttosto lunghe e presentano durante il periodo non riproduttivo una esigua membrana che unisce le dita dei piedi.
Il colore del dorso è piuttosto uniforme: varie tonalità del marrone, beige, rossiccio, occasionalmente verde scuro o grigio, sono comunque molto frequenti marmorizzature più chiare. Il ventre è sempre grigio chiaro uniforme. I neo-metamorfosati, alcuni mesi dopo aver abbandonato l’acqua e con una lunghezza di 2 – 3 cm appaiono decisamente rossicci.
Il dimorfismo sessuale è relativamente accentuato in particolar modo nel periodo riproduttivo. I maschi si presentano raramente più lunghi di 10 – 12 cm, generalmente meno, e presentano le zampe anteriori ingrossate, spesso descritte come muscolose, le prime tre dita sempre delle zampe anteriori mostrano la presenza di calli nuziali che appaiono come ispessimenti neri presenti nella parte superiore delle dita stesse. Quelli sulle prime due dita sono presenti tutto l’anno, il callo nuziale sul terzo dito compare generalmente durante il periodo riproduttivo. Come nella maggior parte dei maschi degli anuri, sono dei caratteri sessuali secondari, ed aiutano il maschio a tenere salda la presa con il corpo della femmina durante l’accoppiamento. Il capo dei maschi si presenta maggiormente appuntito di quello delle femmine, che appare più tondeggiante, così come la corporatura è decisamente più slanciata nei maschi mentre le femmine appaiono maggiormente grosse e “panciute”. Le zampe posteriori nei maschi, soprattutto durante il periodo riproduttivo, presentano una palmatura ampia.

Habitat:
La specie, è presente in molte tipologie ambientali differenti fino oltre i 2000 metri. Si trova comunemente in boschi, macchia mediterranea, dune costiere, campagne più o meno aperte e molto di frequente in zone molto antropizzate, come giardini, ville e parchi di paesi e città.

Biologia:
Il rospo comune vive per gran parte dell’anno a terra e si porta in acqua solo per la deposizione delle uova. L’attività si concentra essenzialmente nelle ore notturne, nonostante spesso si legga che occasionalmente è possibile avvistarlo in pieno giorno durante periodi particolarmente piovosi, questo è vero soprattutto durante le migrazioni riproduttive.
Di giorno la specie si rifugia in anfratti del terreno, sotto la lettiera di foglie o sotto tronchi morti, nel medesimo rifugio che può utilizzare per periodi piuttosto lunghi. A seconda della zona climatica frequentata può verificarsi un vero e proprio letargo invernale che gli animali trascorrono infossati nel terreno, viceversa in climi mediterranei spesso non si verifica un periodo di diapausa invernale bensì uno di estivazione al culmine della stagione secca.
L’attività di predazione è orientata verso invertebrati che vivono al livello del terreno e le dimensioni e le specie variano a seconda delle dimensioni dell’animale, il metodo di caccia è descritto come “sit and wait” dal momento che l’animale rimane immobile e aspetta che la preda arrivi abbastanza vicino da essere catturata con l’ausilio della lingua. Lombrichi, molluschi, insetti ed altri artropodi fanno parte della dieta tipo. Individui particolarmente grandi possono predare anche piccoli vertebrati come rettili ed altri anfibi, nonché piccoli micromammiferi.
Riproduzione: Il rospo comune si riproduce una volta l’anno. Gli individui, al di fuori della stagione riproduttiva, possono trovarsi anche a diversi chilometri dall’ambiente acquatico utilizzato per la deposizione delle uova. Prima dell’arrivo in acqua si possono perciò verificare delle vere e proprie migrazioni collettive di tutti gli individui della popolazione verso il corpo d’acqua, queste migrazioni spesso iniziano nel periodo autunnale, s’interrompono durante l’inverno e riprendono a primavera. La fregola e la deposizione delle uova, così come nelle altre specie di anfibi, è strettamente regolata dalle condizioni climatiche. A seconda dell’ambiente frequentato dalla popolazione gli accoppiamenti possono avvenire da Gennaio a Giugno, tipicamente a Marzo-Aprile. Occasionalmente sono state osservate riproduzioni autunnali.
I corpi d’acqua utilizzati dal rospo comune sono i più svariati: anse a corrente lenta di ruscelli, torrenti e fiumi sono frequentemente utilizzati così come le sponde di stagni e laghi. Spesso utilizzano anche raccolte d’acqua di origine artificiale. In generale la specie depone in habitat riproduttivi maturi e spesso con presenza di pesci. Frequentemente è stato descritto il fenomeno dell’homing riproduttivo per cui gli individui tendono a tornare per riprodursi nel sito acquatico che li ha visti nascere. Questa caratteristica è vera, ma non va dimenticato che il rospo comune rimane comunque un buon colonizzatore ed è in grado perciò di utilizzare anche siti di nuova formazione.
Il periodo riproduttivo ed in genere gli accoppiamenti, sono un periodo molto stressante per questa specie, la sex ratio nel rospo comune è molto sbilanciata verso i maschi e generalmente questi superano di molto il numero delle femmine tanto che una media di tre maschi ogni femmina è la normalità. Questa situazione fa si che le femmine arrivino al sito riproduttivo molto spesso già accoppiate con un maschio e ce ne siano altri ad aspettarle in acqua. Osservare “grappoli” di rospi comuni in acqua è tutt’altro che raro, la femmina spesso è circondata e “abbracciata” da quattro – cinque, se non di più, esemplari dell’altro sesso e spesso si è osservato che le femmine possono morire soffocate per questo. Abbastanza comune è anche che i maschi scambino oggetti inanimati o spesso Rane temporarie per femmine di rospo. Di norma comunque i maschi giungono nel sito riproduttivo in anticipo rispetto alle femmine e cominciano a richiamarle in coro. Dal momento che non possiedono un sacco vocale esterno il richiamo è piuttosto flebile ma molto caratteristico, spesso è stato descritto come un “quarch-quarch-quarch” con 2 – 3 sillabe al secondo. Il vero e proprio richiamo nuziale emesso dal maschio durante l’accoppiamento invece è molto più raro da udire. La deposizione delle uova vera e propria può durare alcune ore e si conclude con il rilascio tra la vegetazione acquatica o intorno a qualunque oggetto presente in acqua di un cordone gelatinoso di tre – quattro metri contenente un numero variabile di uova, fino a circa 10.000 a seconda dell’età della femmina, le femmine più anziane tendono a deporre un maggior numero di uova. La schiusa, a seconda delle temperature, avviene circa due settimane dopo e le larve metamorfosano dopo circa tre - quattro mesi.
Le larve sono di facile identificazione: il colore è uniformemente nero o marrone molto scuro e la lunghezza al momento della formazione delle zampe posteriori raggiunge massimo i 3 cm, tanto che al momento della metamorfosi il rospo comune è lungo solo 1 – 1,5 cm.

Rospi comuni durante la stagione riproduttiva (http://it.youtube.com/watch?v=vGwTrINg_2Y)

I girini sono spesso preda di tritoni ed invertebrati acquatici, sembrano invece essere disdegnati dai pesci probabilmente a causa del loro sapore sgradevole. Gli adulti sono invece abitualmente predati dai serpenti del genere Natrix che sono immuni alle secrezioni velenose che producono. Molti uccelli rapaci diurni e notturni e i corvidi si nutrono dei rospi adulti e non essendo immuni alle secrezioni tossiche spellano gli animali con il becco mangiando i tessuti interni che sono del tutto privi di veleno. Anche molti mammiferi come volpi e i piccoli mustelidi possono occasionalmente uccidere gli esemplari adulti senza però potersene cibare.
Accoppiamento e deposizione delle uova

Etologia: se disturbato il rospo comune gonfia d’aria i polmoni per sembrare più grande e scoraggiare i predatori, può anche assumere una posa caratteristica gonfiandosi e mettendosi sulle punte delle zampe sempre per scoraggiare il possibile predatore.

Conservazione: Il rospo comune è molto probabilmente l’anfibio italiano più comune. A causa della sua estrema adattabilità e vagilità non c’è un luogo nel Paese dove non si potrebbe teoricamente incontrare un individuo erratico. Ciò nonostante, come per tutte le specie di anfibi del nostro Paese si è osservata negli ultimi decenni una sensibile riduzione delle popolazioni, le cause molto probabilmente sono da imputare a:
-degrado degli ambienti acquatici utilizzati per la riproduzione
-frammentazione degli habitat




Testo ©Dario Domeneghetti
Foto maschio ©Giacomo Bruni
Foto accoppiamento ©Aldo Marinelli (http://www.naturamediterraneo.com/)
Copyright 2008-2009© blogamphibia.it . Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione, anche parziale.

Ululone dal ventre giallo




Bombina variegata

Foto ©Giacomo Bruni


Ululone appenninico






Bombina pachypus




Foto adulto ©Giacomo Bruni
Foto unkenreflex ©Paolo Mazzei (http://www.herp.it/)
Foto accoppiamento ©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)


sabato 8 novembre 2008

Proteo

Proteus anguinus

Geotritoni della Sardegna


Speleomantes genei, Speleomantes flavus, Speleomantes supramontis, Speleomantes imperialis, Speleomantes sarrabusensis
Foto ©Francesco Mascia

Geotritoni dell'Italia continentale






















Speleomantes italicus, Speleomantes ambrosii, Speleomantes strinatii


Foto ©Giacomo Bruni



Tritone crestato italiano








Nome scientifico: Triturus carnifex














Classificazione:





Ordine: Caudata

Famiglia: Salamandridae

Genere: Triturus

Specie: carnifex















Distribuzione:





Il tritone crestato italiano è diffuso sia nell'Italia continentale che in quella peninsulare. Al di fuori dell'Italia è presente nel Canton Ticino, in certe zone dell'Austria, in una piccola porzione dell'Ungheria e della Repubblica Ceca, nonché in Slovenia e Croazia.
Fino a poco tempo fa le popolazioni della penisola balcanica (distribuite in Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Albania, Macedonia e Grecia) erano considerate come sottospecie di Triturus carnifex. Maggiori studi sulla genetica e la morfologia di queste popolazioni ne hanno permesso l'elevazione a rango di specie: Triturus macedonicus.
In seguito ad introduzioni antropiche, popolazioni di Triturus carnifex sono oggi note in Germania, Francia, Regno Unito, Belgio, Olanda e sull'isola São Miguel (Azzorre).











Identificazione:





Adulto: tritone di grosse dimensioni: il maschio non supera solitamente i 15 cm, mentre la lunghezza totale della femmina può oltrepassare i 20 cm. Il colore del dorso varia dal bruno al grigio con punteggiature scure rotondeggianti. Il ventre ha invece una colorazione variabile dal giallo, all'arancione fino al rossastro, con maculatura irregolare nera o grigio scura, variabile da individuo a individuo. Nonostante in recenti pubblicazioni si sostenga che la gola ha sempre una colorazione scura con fine punteggiatura bianca, posso asserire che una buona parte degli individui che ho osservato presentava la gola con tonalità aranciate, del tutto simili alla regione ventrale. Il dimorfismo sessuale si accentua nel periodo riproduttivo, quando il maschio sviluppa una cresta dorsale a margine dentellato, alta oltre 1 cm. Essa inizia solitamente all'altezza degli occhi e si estende poi fino all'altezza della cloaca, dove si interrompe bruscamente. Una cresta, seppur meno accentuata, è presente lungo il margine superiore della coda, che inoltre si orna ai lati di una fascia biancastra dai riflessi madreperlacei. La cloaca del maschio è di forma emisferica e assai rilevata. Le femmine e i giovani esemplari hanno una stria longitudinale gialla (essa scompare nei maschi dopo la “prima cresta”). Durante la fase terrestre la pelle del tritone crestato si inspessisce, divenendo granulosa e assumendo tonalità nerastre.


Neotenico: la neotenia, ovvero il raggiungimento della maturità sessuale nonostante non sia avvenuta la metamorfosi, è un fenomeno abbastanza raro nel tritone crestato. Gli individui neotenici sono dotati di ciuffi branchiali ai lati del capo, hanno dimensioni analoghe agli adulti metamorfosati ma una colorazione più sbiadita: le regioni ventrali presentano una colorazione giallo-aranciata non uniforme, ma generalmente suddivisa in più macchie; la punteggiatura scura è praticamente assente. Le regioni dorsali hanno tonalità grigio-giallastre ma talvolta compaiono esemplari con colorazioni rossastre o grigio brillante. La cresta dorsale e caudale, tipica dello stadio larvale, si riduce ma non scompare. La distinzione fra i due sessi è difficile, in quanto i caratteri sessuali secondari non sono molto evidenti: la cresta dorsale ha margine continuo ed è poco rilevata, la fascia bianca sulla coda è leggermente accennata.


Neometamorfosato: le dimensioni al momento della metamorfosi variano in relazione a vari fattori legati principalmente alle caratteristiche del sito riproduttivo (essiccamento della pozza, casi di larve svernanti, ecc.), solitamente variano intorno ai 6- 9 cm. La colorazione, sia dorsale che ventrale, è simile a quella dell'adulto ed è evidente la stria longitudinale gialla.


Larva: al momento della schiusa è lunga 9-10 mm. A completo sviluppo essa si presenta con parti superiori grigiastre, cresta dorsale che percorre interamente il dorso e si continua con la cresta caudale senza interruzioni. La larva del tritone crestato è caratterizzata da arti lunghi ed esili con dita sottili. Man mano che si procede con lo sviluppo i colori si intensificano, il dorso assume toni scuri e il ventre si tinge di giallo. Dal momento della schiusa fino alla metamorfosi, ai lati del capo sono presenti dei vistosi ciuffi branchiali, in numero di 3 per lato.




Larva di tritone crestato italiano





Uovo: diametro di 1,5-2 mm, protetto da un involucro trasparente gelatinoso.









Habitat:




diffuso da 0 a 1800m s.l.m., il tritone crestato italiano dimostra una grande plasticità di adattamento, caratteristica che gli ha permesso di colonizzare i più svariati ambienti. In fase acquatica predilige raccolte d’acqua stagnante o debolmente correnti. Trascorre la fase terrestre nascosto sotto tronchi e pietre o, in ambiente antropico, sotto lamiere, dentro pozzetti di scolo e in cantine. In questa fase è attivo solo nelle ore notturne o in giornate piovose.














Biologia:





La dieta di Triturus carnifex è tipicamente opportunista. Essa è costituita da vari invertebrati terrestri (molluschi gasteropodi, anellidi, insetti, ecc.) e acquatici (irudinei, crostacei cladodi, larve di odonati, efemerotteri, chironomidi ), nonché di uova e larve di altri anfibi (non sono rari casi di cannibalismo). Le larve si nutrono di piccoli invertebrati acquatici. I principali predatori sono i serpenti del genere Natrix, testuggini palustri, uccelli palustri e pesci predatori (es. black bass).






Maschio di tritone crestato italiano intento a mangiare un lombrico (http://www.parcodelpocn.it/)






R

iproduzione:


la stagione riproduttiva ha generalmente inizio in gennaio-febbraio e si protrae fino a maggio-giugno a seconda della quota. Una volta in acqua, il maschio del tritone crestato provvede a marcare un proprio territorio con particolari secrezioni cloacali. Il corteggiamento ha luogo quando una femmina recettiva entra nel territorio del maschio. La prima fase, definita come “fase di orientamento” (orientation display), vede il maschio impegnato ad inseguire ed a sbarrare la strada alla femmina: esso le si pone di fronte e sventola la coda ripiegandola sul fianco (fanning display), indirizzando così verso la femmina un flusso di feromoni. Per fare ciò il maschio assume una strana postura, inarcando il dorso e sollevando le zampe posteriori, definita cat buckle. Con questo movimento vengono inoltre messi in risalto i caratteri sessuali secondari. Se la femmina si dimostra interessata inizia a cercare un contatto con il maschio, toccandolo col muso. A questo punto il maschio si allontana mantenendo la coda sollevata e muovendone l'apice, la femmina lo segue come attratta da questo movimento della coda (ad attrarla è in particolare la scia di feromoni emessa dalla cloaca del maschio); quindi depone la spermatofora, che la femmina raccoglie con le labbra cloacali (sperm transfer) passandovi sopra.



Fanning display (cat buckle)






Corteggiamento del tritone crestato (http://it.youtube.com/watch?v=GK5A30r0fuI&feature=related)






Dopo un certo periodo, la femmina depone 200-300 uova attaccandole singolarmente a vari substrati sommersi, preferendo occultarle nelle foglie della vegetazione acquatica. Le larve metamorfosano nella maggior parte dei casi in 2-4 mesi. La maturità sessuale può essere raggiunta entro l'anno di età (in condizioni di particolare abbondanza di risorse trofiche) ma solitamente al 2°-3° anno di età.







Femmina in deposizione



Etologia: Se disturbato, il tritone crestato assume una particolare postura, arrotolando la coda a spirale e piegando la testa su un fianco. Questo comportamento, oltre a disorientare il predatore, svolge un ruolo di tipo aposematico, in quanto fa sì che venga messa in evidenza la vivace colorazione del ventre. Viene anche prodotta una secrezione biancastra dall'odore pungente.






Conservazione:


Rispetto al passato, il tritone crestato sembra in costante rarefazione un po' in tutto il suo areale. Cause principali di minaccia sono la progressiva distruzione e alterazione dei corpi idrici utilizzati per la riproduzione (in particolare nelle aree periurbane e industrializzate), l'immissione di pesci e il prelievo idrico dai piccoli corpi d'acqua. Attualmente un grande fattore di minaccia è però l’incontrollata espansione del gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii). Il ripristino e la creazione ex-novo di ambienti idonei al ciclo vitale della specie sembrano le soluzioni più efficace per la sua conservazione.
Triturus carnifex è inserito nell'Allegato II della Convenzione di Berna, negli Allegati B e D della Direttiva Habitat e in svariate leggi regionali.








Testo ©Giacomo Bruni
Foto adulti ©Riccardo Banchi (http://www.infol.it/microcosmo/index.htm)
Foto larva ©Paolo Mazzei (http://www.herp.it/)





Copyright 2008-2009© blogamphibia.it . Tutti i diritti sono riservati. E' vietata la riproduzione, anche parziale.

Tritone alpestre




Mesotriton alpestris



Foto maschio ©Giacomo Bruni
Foto femmina e neotenico ©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)


Tritone punteggiato



Lissotriton vulgaris


Corteggiamento (Lissotriton sp.) (http://it.youtube.com/watch?v=OgKtSA-6BWU)

Foto ©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)

Tritone italiano



Lissotriton italicus


Foto adulti ©Paolo Mazzei (http://www.herp.it/)
Foto larva ©Josh Coppola

Salamandrina dagli occhiali

Salamandrina perspicillata, adulto







Nome scientifico: Salamandrina perpicillata & Salamandrina terdigitata





Classificazione:




Ordine: Caudata
Famiglia: Salamandridae
Genere: Salamandrina

Specie: perspicillata / terdigitata








Distribuzione:




Le due specie del genere Salamandrina, sono entrambe endemiche dell'Italia peninsulare.


I reperti fossili, ritrovati in Sardegna, Grecia, Spagna e Germania, testimoniano però una diffusione originaria molto più ampia dell'attuale.


La salamandrina degli occhiali settentrionale (o salamandrina di Savi), Salamandrina perspicillata, è diffusa dalla Liguria al Lazio, Molise e parte della Campania, prevalentemente lungo l'arco appenninico e nelle regioni tirreniche.


La distribuzione di salamandrina dagli occhiali meridionale, Salamandrina terdigitata, comprende la porzione centrale e meridionale della Campania, parte della Basilicata e gran parte della Calabria, fino all'Aspromonte.


La linea di demarcazione fra le due specie non è ancora stata stabilita con certezza: si pensava potesse essere il fiume Volturno (Campania) ma molte popolazioni sono ancora di dubbia collocazione (ad esempio quelle del Matese, le quali sono più simili a S. terdigitata pur essendo a nord del fiume Volturno).









Identificazione:



Adulto: urodelo dalla corporatura esile, con coste e vertebre assai rilevate, tanto da far sembrare l'animale disidratato o denutrito.
La lunghezza totale varia dai 7 agli 11 cm (dimensione massima raggiunta dalle femmine) e circa 1/3 di questa è costituito dalla coda.

Il dorso ha una colorazione mimetica, variabile dal bruno al nero. La testa, depressa e priva di ghiandole parotoidi, presenta una zona con colorazione più chiara (dal biancastro all'aranciato) tendenzialmentea forma di “V”, dalla quale deriva il nome comune delle specie, in quanto essa ricorda un paio di occhiali.

In S. terdigitata, questa aree è sempre costituita da un unica macchia, cosa che si verifica più raramente in S. perspicillata.

Il ventre ha colore di fondo bianco con maculature nere più o meno estese da un individuo all'altro. La gola è nera con una macchia semilunare bianca, unica o divisa in macchiette più piccole. La faccia ventrale di arti e coda è vivacemente colorata di rosso, così come la porzione addominale del ventre.

Questo “standard” presenta però molte variabili: nella colorazione ventrale possono predominare il rosso, il bianco o il nero; la coda può essere ornata dorsalmente di una linea rossastra e di sfumature bianche; gli occhiali possono avere estensioni maggiori (comprendendo parti del muso) o essere completamente assenti; le spalle e il dorso possono presentare aree biancastre. In letteratura sono riportati casi di esemplari albini o con colorazione rossa estesa alle regioni dorsali.






Salamandrina perspicillata, pattern ventrale "standard"






Patter ventrale con prevalenza di rosso




Pattern ventrale con prevalenza di bianco



Individuo con "occhiali estesi" e macchie bianche dorsali



Caratteristica peculiare del genere Salamandrina, è la presenza di 4 dita sia nella mano che nel piede (gli altri salamandridi hanno il piede provvisto di 5 dita).
Dimorfismo sessuale poco evidente: nei maschi la cloaca risulta più rilevata e le femmine hanno in media dimensioni corporee maggiori.



Neometamorfosato: le parti dorsali sono brune e il ventre è biancastro con accenni di punteggiatura nera. Le aree rosse sono sostituite da una colorazione rosata. La colorazione definitiva è raggiunta intorno all'anno di età.





Giovane esemplare di Salamandrina perspicillata




Larva: colorazione chiara con fine punteggiatura scura. I ciuffi branchiali non sono molto sviluppati e sia mano che piede sono provvisti di 4 dita a sviluppo completo degli arti.



Uovo: diametro delle uova da 1,5 a circa 4 mm. Sono protette da un involucro gelatinoso, il quale aderendo agli involucri delle altre uova, oltreché ai vari substrati, forma dei veri e propri ammassi.






Habitat:


Diffusa da pochi metri sopra il livello del mare fino a 1900 m s.l.m., la salamandrina dagli occhiali si rinviene perlopiù in aree boscate prossime a corpi d'acqua idonei alla riproduzione.





Biologia:


Anfibio di costumi spiccatamente terricoli (solo la femmina si reca in acqua per deporre le uova), è attivo da metà settembre a metà giugno, con notevoli variazioni a seconda dell'altitudine della latitudine del sito. Solitamente si registrano una fase di latenza invernale ed una estiva, con gli animali che si rifugiano più o meno in profondità negli interstizi del terreno. L'attività maggiore si registra nelle ore notturne, ma è possibile osservarle nelle ore di luce con condizioni di elevata umidità o, più facilmente, durante l'ovideposizione. La dieta è costituita da vari artropodi terrestri (in prevalenza aracnidi, emitteri, ortotteri e coleotteri), che cattura estroflettendo rapidamente la lingua (http://www.autodax.net/Salammovie.html). Le larve si nutrono di piccoli invertebrati acquatici. I principali predatori sono i serpenti del genere Natrix, gli ardeindi e i corvidi, il rospo comune, crostacei acqutici (Austropotamobius pallipes e Potamon fluviatile) e i pesci salmonidi. Le uova vengono inoltre predate da larve acquatiche di tricotteri.



Riproduzione:

L'accoppiamento avviene a terra ed è preceduta da un complesso corteggiamento. Le femmine hanno la capacità di conservare gli spermi in una spermateca (spermstorage). Le uova sono deposte tipicamente in torrenti e ruscelli con corrente moderata, in bacini artificiali (fontanili e abbeveratoi) e, più raramente, in pozze temporanee. Le femmine si recano in acqua in primavera e vi permangono esclusivamente per il tempo necessario alla deposizione. Ogni femmina depone dalle 30 alle 60 uova, esse vengono adese singolarmente a vari corpi sommersi (rami, pietre e foglie). Come descritto in precedenza, si formano spesso dei gruppi di uova appartenenti a più femmine diverse.








Salamandrina perspicillta, deposizione delle uova





Etologia:

Se disturbata, la salamandrina dagli occhiali può ricorrere a 2 strategie difensive:

- la tanatosi, quando l'animale si immobilizza fingendosi morto;

-l'unkenreflex, ovvero l'esibizione della vivace colorazione delle regioni ventrali tramite l'inarcamento del tronco, della coda e il sollevamento da terra degli arti.



Salamandrina in unkenreflex




Sono state osservate interazioni aggressive (morsi e ondulazioni veloci della coda) fra presunti maschi, riconducibili a comportamenti territoriali.







Conservazione:


Il genere Salamandrina è protetto, in quanto inserito nell'Allegato II della Convenzione di Berna (1979), negli Allegati II e IV della Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat), ed è inoltre tutelato ai sensi delle varie leggi regionali.
Le principali minacce per la specie sono legate alle alterazioni dei siti di deposizione, ad opera dell'uomo:Immissione di specie ittiche (in particolare Salmo trutta), inquinamento delle acque e captazioni idriche.
Date le abitudini prettamente terresti, particolare tutela meritano le aree circostanti i siti riproduttivi (vero particolarmente per i boschi decidui).












Foto ©William Vivarelli (http://www.vivarelli.net/Benvenuto.html)
Testo, Foto e Video ©Giacomo Bruni


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Salamandra di Lanza


Nome scientifico: Salamandra lanzai

Classificazione:

Ordine:
Caudata
Famiglia: Salamandridae
Genere: Salamandra
Specie: lanzai

Distribuzione:

In Italia è distribuita sulle Alpi Cozie e in alcune valli del Piemonte. In Francia si trova sulle Hautes-Alps.

Identificazione:

Adulto: Lunghezza totale da 15 a 19 cm, corpo longilineo con colorazione uniforme nero lucido. Aree ventrali generalmente grigio-scuro. Dorso solitamente provvisto di un evidente solco mediano, ma privo di ghiandole paravertebrali. Queste sono invece abbondanti lungo tutta la coda, la cui punta è nettamente arrotondata. Arti relativamente lunghi con dita semipalmate.
Dimorfismo sessuale con maschio provvisto di cloaca rigonfia, mentre nella femmina e negli individui non sessualmente maturi si presenta piatta.

Neonato: Simile all'adulto in miniatura ma dalla colorazione più diafana e coda depressa lateralmente. Alla nascita la lunghezza totale si aggira sui 40-60 mm e sono talvolta visibili i residui branchiali.

Specie simili:
-Salamandra alpina (Salamandra atra), che differisce dalla salamandra di Lanza per le minori dimensioni, forma nel coplesso più compatta, pori ghiandolari presenti anche sul dorso, dita prive di membrana interdigitale, coda con apice appuntito;
-Salamandra pezzata (Salamandra salamandra) si distingue per la maculatura giallo-vivo/aranciata. Gli individui completamente neri di salamandra pezzata sono rarissimi. Le ghiandole paravertebrali sono presenti nella regione dorsale.

Nonostante la somiglianza con Salamandra atra, soprattutto dal punto di vista cromatico e biologico, da recenti analisi genetiche è stato evidenziato come Salamandra lanzai sia una specie più primitiva e che i caratteri comuni siano da attribuirsi a fenomeni di convergenza evolutiva.
Habitat:
La salamandra di Lanza frequenta ambienti caratterizzati da elevata umidità e piovosità. La distribuzione altitudinale và dai 1200 ai 2700 metri. L'ambiente prediletto è la prateria alpina solcata da piccoli torrenti. E' stata comunque osservata in ambiente boschivo alle quote più basse dell'areale.

Biologia:
La salamandra di Lanza è generalmente attiva da maggio all'inizio di ottobre. E' possibile osservarla di giorno solo in condizioni di elevata umidità. Facile osservarle durante la notte o nelle prime ore della mattina. Trascorre la maggior parte del tempo rintanata in anfratti del terreno, tane di roditori e sotto a grossi massi. La dieta è costituita in prevalenza da insetti e molluschi gasteropodi. Specie assai longeva potendo superare i 20 anni di età.

Riproduzione: La maturità sessuale viene raggiunta al 4°-7° anno di età. Durante il periodo di attività, i maschi sono molto aggressivi e si dimostrano assai territoriali, cimentandosi in lotte rituali con maschi rivali. L'accoppiamento non è mai stato osservato, ma si presume che avvenga con modalità simili a quelle riscontrate nelle specie congeneri. La durata della gestazione dura in media 3 anni e le larve si sviluppano all'interno del corpo materno. La femmina partorisce a terra da 1 a 6 piccoli, perfettamente in grado di condurre vita autonoma.

Conservazione:
La salamandra di Lanza compare nell'Allegato II della Convenzione di Berna (1998) come Salamandra atra lanzai. Sebbene non risenta dei disturbi apportati dall'uomo agli ambienti acquatici, non avendo una fase larvale acquatica, la lunga gestazione (e il raggiungimento tardivo della maturità sessuale) la espone ad una lenta capacità di recupero in caso di modificazioni dell'habitat. Al momento la principale minaccia per Salamandra lanzai è il traffico automobilistico causato dal crescente turismo.



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